Il bambino con autismo mostra un maggior interesse per la musica delle parole rispetto al linguaggio verbale degli adulti. In essi sembra emergere una sorta di dissociazione tra prosodia e linguaggio, che è stata anche documentata dalla differenza nel processamento di stimoli uditivi quasi-verbali in soggetti con autismo attraverso tecniche di neuroimaging (Lai et al. 2012). Questa sorta di preferenza per la prosodia musi- cale nell’autismo ha portato al sempre più frequente uso di essa all’interno di molteplici contesti terapeutici. E’ necessario perciò operare una distinzione tra musicoterapia improvvisativa e le varie altre proposte di utilizzo della musica a scopo educativo. L’uso della musica in musicoterapia improvvisativa nell’ autismo non è innanzitutto una modalità positiva di stimolazione attraverso l’uso di canzoni strutturate. Anzi è proprio il basso grado di strutturazione che caratterizza una seduta di musicoterapia improvvisativa a permettere un utilizzo dialogico delle produzioni sonoro-musicali. La musicoterapia improvvisativa non si pone neppure l’obiettivo di insegnare competenze musicali e si mantiene perciò distante da approcci didattici o pedagogici. Sebbene la preparazione di spettacoli o concerti sia senz’altro una preziosa occasione per lo sviluppo di un senso di auto-efficacia (Bandura 1997), la musicoterapia improvvisativa pone al centro della seduta il paziente e la sua possibilità di operare scelte, in modo che per esso sia possibile, in prima persona, una partecipazione attiva alla costruzione del percorso musicale terapeutico. La relazione musicoterapica con bambini appartenenti allo spettro autistico ci pone di fronte a situazioni problematiche e complesse che possiamo ridurre a due possibili scenari. Da una parte abbiamo una situazione di estrema frammentarietà e discontinuità. L’impossibilità di fermarsi e mantenere l’ attenzione per più di qualche attimo su qualsiasi esperienza, il continuo fuggire dal contatto con qualsiasi oggetto. Dall’altra parte ci possiamo trovare in una situazione opposta costituita dalla presenza di ossessiva ripetizione, monotonia, stereotipia. Per contrastare questi due scenari la musicoterapia cerca di offrire ritmicità, regolarità assieme a variazione e flessibilità; si cerca un collegamento tra uno stato interno e la sua manifestazione esterna, tra affetto e comportamento, tra pensiero e oggetto del pensiero. Sequenze simili e ripetute danno continuità ai gesti e possono riuscire ad attivare questo rinvio al passato appena passato che viene ricordato nel momento pre- sente, nel tentativo di dare direzione alla sequenza e fluidità alla relazione. In tal modo pazienza, costanza e continuità possono portare a lente trasformazioni, a cambiamenti che possono essere considerati un importante contributo alla regolazione interna e inter-soggettiva delle persone affette da autismo, e quindi forse anche alla loro integrazione sociale.
Musicista, Musicoterapeuta, Docente presso Conservatorio di Ferrara e Aquila .Direttore Scuola di Musicoterapia di Firenze. Membro Consiglio Direttivo Scuola di Musicoterapia Officine Thelo