La musicoterapia improvvisativa si basa sull’utilizzo di una produzione sonoro-musicale non strutturata che emerge in modo interattivo durante la seduta stessa (Alvin, 1981; Bruscia, 1987, Wigram, 2004); a partire da questa interazione musicale tra paziente e terapeuta, è possibile sperimentare momenti di sintonia e di condivisione relazionale che possono svolgere un ruolo potenzialmente terapeutico per il paziente (Trevarthen, 2001). Elementi centrali di questi momenti sono il tempo, il ritmo e la ripetizione intesi come elementi regolatori sia della musica che della relazione inter-soggettiva. Il tempo svolge una importante funzione organizzatrice nei processi di autoregolazione e nelle relazioni inter-soggettive. Il senso del tempo nasce dall’esperienza dell’attesa e della dilazione tra il desiderio e la sua soddisfazione. Il processo evolutivo consente di passare da un soddisfacimento immediato dei bisogni che tende a negare la dimensione temporale ad una dimensione più matura ed elaborata, al di la del principio di piacere, che scopre la esistenza del tempo come integrazione tra passato presente e futuro. Attraverso la memoria e il ricordo appare la consapevolezza del presente che nasce dal comprendere che le esperienze del passato “non esistono più” ma hanno un effetto sul presente e sul “non ancora vissuto” del futuro. Il ritmo, nelle sue radici etimologiche di origine indoeuropea (reo-ru-sru) suggerisce l’idea di simmetria e di regolarità e insieme a quella dello scorrere e del fluire. Il ritmo è sostanzialmente organizzazione e variazione nella ripetizione. La ripetizione non è da intendersi come ripetizione dell’identico, ma come organizzazione di momenti dinamici variabili e anticipabili. Il battito cardiaco e la respirazione sono essenzialmente continua ripetizione e variazione. L’ essere umano poggia biologicamente e psichicamente la propria esistenza su questi tre elementi: tempo, ritmo e ripetizione. In particolare ritmo e ripetizione sono elementi specifici della musicoterapia improvvisativa. La ripetizione e la variazione generano direzionalità nella percezione del tempo presente che acquisisce senso perchè viene da un passato recente, immediatamente ricordato, che anticipa un futuro imminente. Musicalmente le ripetizioni invitano l’ascoltatore e l’esecutore a giocare con il tempo e con i suoni, con il ricordare e l’anticipare, con la piacevolezza del ritorno, con la sorpresa dell’ignoto, con la sensazione che il futuro non può essere conosciuto e che il medesimo istante può ripetersi o fondersi in un altro. Il ritmo e la ripetizione creano quindi momenti di tensione e di distensione collegati a momenti di atte- sa o di frustrazione e di soddisfacimento che suscitano una attività mentale estremamente intensa e dinamica. Nelle interazioni precoci ritmo e ripetizione, regolarità e variazione, si presentano come modalità relazionali privilegiate. Basta pensare alla successione di pianto, cullamento, allattamento e addormentamento; inizialmente il bambino percepisce questi passaggi come sensazioni, come aspetti sensoriali differenti che si presentano in fasi successive. Il passaggio dalle esperienze sensoriali al pensiero, cioè alla rappresentazione mentale di queste esperienze, avviene grazie al loro ritmo musicale. E’ infatti necessaria una presenza musicale, ritmica e ripetitiva, che offra una alternanza “abbastanza” regolare di presenza e assenza: la ritmicità permette di dare origine alla possibilità di pensare l’alternanza, la presenza/assenza. In queste successioni organizzate di musica e di silenzio possono nascere le prime forme di pensiero che possiamo definire come anticipazione: “dopo questo verrà quest’altro”. La regolarità del ritmo crea distensione e la distensione crea possibilità di ascolto, interno ed esterno, auto- regolazione e regolazione inter-soggettiva (Beebe et al., 2003). Il bambino si emancipa così dalla percezione sensoriale e inizia a dare una raffigurazione e una rappresentazione delle esperienze che ha vissuto. La ritmicità dell’esperienza sensoriale crea un collegamento con gli stati emotivi, l’istante acquisisce profondità e nel presente dell’azione il bambino diviene consapevole degli stati affettivi che sta attraversando, inizialmente come “forme vitali” e successivamente come stati affettivi (Stern, 2011). L’ improvvisazione musicoterapica contiene al suo interno aspetti relativi alla inter-soggettività primaria, interazioni diadiche proto-conversazionali di matrice affettiva, e aspetti relativi alla intersoggettività secondaria, sviluppo di attività interpersonali basate sulla condivisione di oggetti esterni (strumenti musicali). Una specifica potenzialità della improvvisazione musicale è la possibilità di usare il materiale sonoro-musicale come “oggetto proto-simbolico” di condivisione. Le produzioni musicali, oltre che un oggetto esterno, possono andare a costituire, grazie ad un investimento affettivo su di esse, anche un oggetto interno carico di significati condivisi. Questo aspetto è di centrale importanza nel caso dell’autismo in cui il bambino tende a trattare il materiale musicale come un oggetto concreto, puramente sensoriale e privo di elementi simbolici (De Backer, 2008). L’ investimento affettivo sul materiale musicale può avviare un processo che permette il passaggio da una sua considerazione prettamente sensoriale al riconoscimento di una funzione protosimbolica dell’oggetto musicale stesso, con la conseguente attribuzione di un significato cocostruito all’interno dell’interazione. A questo punto, ad esser condiviso, non è più un terzo oggetto esterno, avulso dal tessuto inter-soggettivo, ma un oggetto interno comune ad entrambe le parti della diade e quindi condiviso. L’improvvisazione musicale rende così possibile questa forma di condivisione inter-soggettiva che abbiamo definito come “inter- soggettività terziaria” (Giusti, Suvini, 2014).
Musicista, Musicoterapeuta, Docente presso Conservatorio di Ferrara e Aquila .Direttore Scuola di Musicoterapia di Firenze. Membro Consiglio Direttivo Scuola di Musicoterapia Officine Thelo